L’acquacoltura sta superando la pesca tradizionale

Per acquacoltura si intende la produzione di pesci, ma anche crostacei e molluschi, in ambienti creati artificialmente e controllati dall’uomo. Può avvenire all’ interno di peschiere, vivai o stagni a seconda del tipo di organismo marino che viene allevato. Oggi costituisce un settore economico vitale nella produzione alimentare, e il suo contributo è in continuo aumento, mentre quello della pesca di cattura è in calo da circa un decennio.

E non è finita qui. Si stima che entro il 2018, aumentando del 30%, arriverà a superare la pesca tradizionale. L’ acquacoltura non contribuisce solo alla crescita economica ma è anche un forte contributo alla sicurezza alimentare a livello mondiale. In generale, il mercato ittico ha prodotto la cifra record di 128 milioni di tonnellate di pesce per il consumo umano, inoltre rappresenta una fonte di reddito per 55 milioni di persone». Questo è ciò che emerge dal rapporto “The State of World Fisheries and Aquaculture 2012” pubblicato dalla Fao.

Tuttavia il settore trova ancora davanti a sé alcuni scogli da superare: una cattiva governance, conflitti sull’uso delle risorse naturali e l’impiego persistente di cattive pratiche di pesca e di acquacoltura. Si presenta inoltre il problema di tutelare i diritti dei piccoli pescatori, delle donne discriminate e della forza lavoro minorile. Ciò che la Fao si propone è di fare pressione sui governi perché si impegnino per una pesca sostenibile a livello mondiale sviluppando linee guida che contribuiscano allo sviluppo di politiche mirate a rafforzare la pesca su piccola scala. Secondo statistiche recenti, buona parte degli stock ittici di mare aperto sono sfruttati in eccesso con conseguenze negative sull’ ambiente che a sua volta riducono la produzione ittica con disagi economici e sociali. Occorre perciò avviare efficaci programmi di ricostituzione degli stock ipersfruttati.

È giusto dunque che cresca il settore della pesca, assieme a quello dell’ acquacoltura, ciò però deve avvenire in modo responsabile, coinvolgendo sia la società che l’ industria. Prima di tutto la società civile, assieme alle organizzazioni non profit, dovrebbe fare pressione affinché i governi mantengano le promesse e tutte le parti vengano soddisfatte. In secondo luogo, anche l’ industria dovrebbe intervenire a proporre nuove soluzioni e fornire tecnologie e investimenti.

Notizie da Rivamar