Ecosistema marino e grandi navi

Il recupero del relitto della Costa Concordia è probabilmente la notizia più commentata negli ultimi giorni e ci offre lo spunto per affrontare il tema dell’impatto ambientale delle grandi navi sull’ecosistema marino.

Secondo il bilancio 2013 di Goletta Verde, in Italia in media un chilometro di costa ogni 57 è inquinato: sistemi di depurazione carenti, estrazioni petrolifere, abusivismo, consumo di suolo costiero sono alcune delle principali cause di deterioramento; a queste si aggiunge l’annosa questione delle navi, che si avvicinano eccessivamente alle coste rappresentando un pericolo per l’intero ecosistema (il caso più eclatante è quello della Laguna di Venezia).

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha stimato il danno complessivo provocato all’isola del Giglio in circa 12 milioni di euro. I problemi maggiori sono legati alla distruzione di parte della scogliera e all’annullamento di quasi settemila metri quadrati di piante sottomarine di Posidonia oceanica, che hanno provocato un’alterazione dell’habitat di molte specie, mettendone a rischio la sopravvivenza. Nei quasi due anni in cui il relitto della nave è rimasto arenato di fronte al Giglio, è stata seriamente compromessa la biodiversità dell’intera area, situazione ulteriormente aggravata dall’inquinamento provocato dall’acqua contaminata interna al relitto.

Oltre al danno paesaggistico, l’affondamento della nave ha avuto ripercussioni sull’economia dell’area: il ricco ecosistema marino, in particolare quello degli “Scogli delle Scole” (dove si è verificato il primo impatto della nave), rappresentava un vero e proprio paradiso per i subacquei; in seguito all’incidente l’afflusso turistico si è contratto in maniera significativa.

Questo episodio rende evidente la necessità di un approccio più sostenibile nei confronti dell’ambiente marino. Come si può, quindi, proteggere un equilibrio così delicato?

Molte aziende le cui attività sono in qualche modo collegate al mare hanno già iniziato ad inserire protocolli di tutela nei loro programmi di CSR. A livello comunitario, invece, sono in fase di attuazione programmi di lungo termine, finalizzati a garantire la salvaguardia della biodiversità.

photo credit: Yoruno / CC BY-SA 3.0

Notizie da Rivamar