Nave ecologica contro l’inquinamento da plastica
Fa parte dell’operazione denominata “Plastic Busters” e dall’inizio di luglio solca il mar Mediterraneo per mappare lo stato delle acque in relazione all’inquinamento da plastica e per studiare possibili soluzioni al problema.
Si tratta di una speciale imbarcazione progettata dal team del Dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena guidato dalla professoressa Maria Cristina Fossi: a bordo, una squadra di ricercatori internazionali e strumenti scientifici in grado di monitorare le condizioni delle acque, analizzarne i campioni prelevati e studiare gli effetti di questo fenomeno in particolare sulla fauna marina.
Partita dalle coste toscane, la barca-laboratorio compirà un vero e proprio tour ecologico del Mediterraneo, toccando Gibilterra, Tunisia, Egitto e Grecia, per poi far ritorno in Italia e approdare a Venezia alla fine dell’estate. Il progetto è completamente all’insegna dell’ecosostenibilità e conta già sull’appoggio di 30 partner tra enti di ricerca ed istituzioni internazionali.
Quello della plastica in mare è un problema molto serio, che impatta sull’intero ecosistema marino, sulla catena alimentare e – in ultima analisi – anche sul cibo che dal mare arriva alle nostre tavole. A causa della sua conformazione chiusa e della densità con cui è popolato, il mar Mediterraneo è particolarmente soggetto a questo tipo di inquinamento: si stima che dei 3 miliardi di rifiuti presenti più del 70% sia costituito da materiale plastico, che viene ingerito dagli animali (non soltanto dai pesci ma anche, ad esempio, da tartarughe, balene e squali) causandone la morte per soffocamento o altri seri problemi.
Oltre al valore di ricerca scientifica del progetto, l’iniziativa si pone anche l’obiettivo di creare relazioni istituzionali sul territorio e fare opera di divulgazione nei paesi toccati dall’eco-tour, per favorire un approccio condiviso tra tutti i paesi del Mediterraneo e far fronte in maniera massiccia al fenomeno dell’inquinamento da plastica.
photo credit: MondoECO