Pesce: il cibo meno sprecato in Italia
Ogni anno sono numerose le quantità di cibo che non vengono consumate per motivi che variano di famiglia in famiglia. Secondo uno studio, però, il pesce è risultato il cibo meno sprecato in Italia.
Nonostante le diverse abitudini di ciascun nucleo familiare, si possono trovare delle tendenze di consumo che accomunano tutti: gli italiani sono grandi consumatori di frutta e verdura, principalmente mele, carote, lattuga e zucchine; per quanto riguarda l’universo dei cereali e dei prodotti da forno spicca un elevato gradimento per il pane e la pasta, re e regina della dieta mediterranea. Paradossalmente, però, osservando i recenti dati emanati dalla Federcoopesca in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione affiora un quadro piuttosto curioso dal punto di vista degli sprechi alimentari.
Quanto emerge infatti è una particolare attenzione degli italiani riguardo al consumo del pesce: che sia azzurro, di piccola, media o grande taglia, per 4 persone su 5 raramente il pesce finisce in pattumiera. Sebbene scaduto da qualche giorno, gli intervistati hanno ammesso di mangiarlo una volta comprato anche se a ridosso del suo massimo periodo di freschezza. Tra i più gettati invece troviamo proprio la verdura e il pane, considerati beni che deperendo facilmente si prestano più difficilmente ad essere consumati.
Ad incidere in questo tipo di decisioni sta indubbiamente il costo minore che hanno pane e verdura rispetto al pesce, che vengono così acquistati in quantità maggiori rispetto ad una reale necessità e perciò vengono dimenticati in frigo o dispensa non venendo più utilizzati.
Le strategie adottate al fine di evitare inutili sprechi sono le più disparate:
- il 37% sceglie di acquistare solo piccole quantità di cibo, o quelle strettamente necessarie ai pasti;
- il 16% congela i prodotti in scadenza;
- l’11% si cimenta in ricetta creative con gli avanzi;
- il 6% acquista prodotti a lunga scadenza.
Sebbene il pesce sia il cibo meno sprecato dagli italiani vi è però la necessità di mangiarlo più frequentemente in quanto l’Italia presenta una forte disparità di consumo: infatti, la maggior parte degli italiani lo consuma da una a due volte la settimana e più si va verso l’interno del Paese più difficilmente lo si trova sulle tavole degli italiani.